2. STRATEGIA DELL’ITALIA NELL’ARTICO: DIMENSIONE POLITICA
Nel maggio del 2013, in occasione del vertice ministeriale di Kiruna del Consiglio Artico, l’Italia è
stata ammessa in qualità di osservatore, quale riconoscimento della considerevole attività svolta da
tempo nella regione, sia a livello scientifico, ad esempio con la realizzazione di importanti
piattaforme osservative a Ny Ålesund come la Amundsen-Nobile Climate Change Tower (CCT)7
e con
le attività di ricerca e le spedizioni oceanografiche nei mari artici8
, che economico, con gli
investimenti dell’Eni, impegnata, oltre che in programmi di estrazione in Norvegia e in Russia,
anche in apprezzati progetti per il miglioramento delle condizioni di sicurezza dei trasporti
marittimi (oilspill), la riduzione dell’impatto ambientale e la tutela delle comunità indigene, in un
ecosistema in piena evoluzione a seguito del fenomeno del riscaldamento globale9
.
Il fenomeno del riscaldamento è una sfida che impone una risposta globale della comunità
internazionale, in stretto coordinamento con gli Stati artici. Il più importante foro di dialogo in
materia per quanto riguarda le zone artiche è attualmente il Consiglio Artico10
.
L’Italia considera il Consiglio Artico e la sua articolata composizione (Stati membri, Permanent
Participants, Osservatori, Task Forces, Gruppi di Lavoro) come il principale ambito di discussione
per approfondire i diversi aspetti e problemi di una regione dalla complessa realtà nonché le
possibili forme di cooperazione. A vent’anni dalla sua costituzione, il Consiglio Artico ha
6
Si veda il sito web del Museo: http://www.visitfai.it/villadelbalbianello/le-collezioni
7
Si veda il sito web della CCT www.isac.cnr.it/~radiclim/CCTower
8
Si veda https://sites.google.com/site/ipynicestreams/home
9
Si veda il sito web dell’Eni http://www.eni.com/it_IT/home.html
10 Si veda il sito web del Consiglio Artico http://www.arctic-council.org/index.php/en/
STRATEGIA ITALIANA PER L’ARTICO
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indubbiamente assunto una dimensione molto più ampia rispetto all’idea originaria di foro di
consultazione inter-artico, diventando uno strumento di stabilità della regione, la cui accresciuta
importanza è dimostrata dal crescente numero di Stati osservatori, che comprende ora anche alcuni
Stati membri dell’Unione Europea e Paesi asiatici11
. Tenuto conto del fatto che i cambiamenti in
atto nella regione, dovuti soprattutto a dinamiche in corso a varie latitudini, avranno rilevanti
conseguenze su scala mondiale, si impone un approccio comune per far fronte alle nuove sfide: dai
cambiamenti climatici all’apertura di nuove rotte di navigazione. Una responsabilità non solo degli
Stati artici ma della comunità internazionale nel suo complesso, partendo dal presupposto che un
fenomeno globale impone una risposta globale.
La riconosciuta sovranità nazionale degli Stati artici è completata e integrata dal diritto
internazionale consuetudinario del mare e da alcuni accordi, tra i quali il più importante è la
Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS)12
. L’Italia, in quanto Stato parte, ne
riconosce le disposizioni per una gestione responsabile del Mar Glaciale Artico. L’Italia è inoltre
parte di alcune Convenzioni che interessano indirettamente la regione artica: la Convenzione di Rio
sulla diversità biologica (CBD)13
, la Convenzione di Ginevra sull’inquinamento atmosferico
transfrontaliero a grande distanza (CLRTAP)14
, la Convenzione internazionale per la prevenzione
dell’inquinamento causato da navi (Marpol 73/78)15 e la Convenzione internazionale per la
salvaguardia della vita umana in mare (SOLAS)16
. L’Italia infine è uno dei Paesi firmatari originari del
Trattato delle Svalbard17
.
La realtà artica è caratterizzata da ampi spazi soggetti a singole sovranità nazionali. L’Italia, nel
pieno rispetto di tali sovranità, è pronta a fare la sua parte per fronteggiare i problemi globali con
le proprie competenze scientifiche e tecnologiche e le proprie aziende di punta, così da contribuire
a uno sviluppo equilibrato nel rispetto dell’ecosistema e delle popolazioni indigene. In ragione della
primaria importanza della dimensione umana, appare fondamentale l’esigenza di una campagna di
sensibilizzazione al riguardo, parallela a un crescente coordinamento e coinvolgimento
internazionale, di concerto con gli Stati artici.
In questo contesto anche l’Unione Europea, che partecipa di fatto ai lavori del Consiglio Artico in
11 Sono membri del Consiglio Artico: Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati
Uniti. Gli Stati osservatori sono: Germania, Polonia, Regno Unito, Olanda, Francia, Spagna, Italia, Cina,
Giappone, Repubblica di Corea, India, Singapore. Anche l’UE è di fatto osservatore, sebbene il suo status sia
ancora da confermare. (cfr: http://www.arctic-council.org/index.php/en/about-us )
12 United Nations Convention on the Law of the Sea, United Nations, New York, UNTS vol. 1833 p. 3, disponibile
su https://treaties.un.org/Pages/UNTSOnline.aspx?id=1
13 Convention on Biological Diversity, United Nations, New York, UNTS vol. 1760 p. 79, disponibile su
https://treaties.un.org/Pages/UNTSOnline.aspx?id=1
14 Convention on Long-Range Transboundary Air Pollution, United Nations, New York, UNTS vol. 1302 p. 217,
disponibile su https://treaties.un.org/Pages/UNTSOnline.aspx?id=1
15 International Convention for the Prevention of Pollution from Ships, United Nations, New York, UNTS vol.
1340 p. 184, disponibile su https://treaties.un.org/Pages/UNTSOnline.aspx?id=1
16 International Convention for the Safety of Life at Sea, United Nations, New York, UNTS vol. 1184 p. 278,
disponibile su https://treaties.un.org/Pages/UNTSOnline.aspx?id=1
17 Treaty between Norway, The United States of America, Denmark, France, Italy, Japan, the Netherlands,
Great Britain and Ireland and the British overseas Dominions and Sweden concerning Spitsbergen, Parigi,
disponibile su http://www.sysselmannen.no/en/Toppmeny/About-Svalbard/Laws-and-regulations/SvalbardTreaty/
STRATEGIA ITALIANA PER L’ARTICO
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qualità di osservatore18
, va assumendo un ruolo di crescente rilievo nelle politiche di contrasto alle
conseguenze del cambiamento climatico. Nel 2008 la Commissione europea ha adottato il
documento “L’Unione Europea e la regione artica”19
, che evidenzia gli effetti dei cambiamenti
climatici e delle nuove attività umane in Artico, seguita nel 2012 da una Comunicazione congiunta
Commissione/SEAE20
, il cui contenuto è condiviso dall’Italia. Una nuova Comunicazione congiunta
Commissione/SEAE sull’argomento è stata pubblicata il 27 aprile 201621
.
Al fine di valorizzare ulteriormente la sua presenza nella regione, tanto sul piano scientifico che su
quello economico, e ribadire la propria volontà di progressiva ulteriore integrazione nel contesto
artico, l’Italia ha assunto una serie di iniziative sia sul piano internazionale che su quello interno.
A livello internazionale, sul piano multilaterale, oltre alla regolare partecipazione alle riunioni del
Consiglio Artico a livello di Senior Arctic Officials (S.A.O.), per le quali è stato nominato un
funzionario ad hoc, è assicurata la nostra presenza in diversi Gruppi di Lavoro incaricati dallo stesso
Consiglio Artico di approfondire tematiche specifiche, sia con la partecipazione diretta del S.A.O.,
sia delegando le ambasciate o, infine, assicurando la partecipazione di esperti del CNR e di altre
istituzioni scientifiche italiane, quali ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo
sviluppo economico sostenibile)
22
, INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)23, e OGS
(Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale)24
. L’Italia è impegnata nel Consiglio
Artico a tutti i livelli, dalle Task Forces ai Gruppi di Lavoro, dove lavora per fornire un contributo
attivo allo sviluppo delle diverse attività, anche in virtù delle elevate competenze della nostra
comunità scientifica. Su iniziativa italiana, inoltre, in ambito europeo è stata recentemente avviata
un’iniziativa volta a favorire l’interazione e il dialogo fra gli stakeholders della regione baltica e di
quella adriatico-ionica, mirata a uno scambio di esperienze e best practices che nei nostri auspici
potrebbe evolvere ulteriormente verso un processo di sempre maggiore integrazione fra gli attori
delle due strategie macroregionali25
.
L’Italia considera le acque dell’Oceano Artico di particolare importanza anche per l’Europa. In tal
senso, ha partecipato attivamente ai lavori di redazione della Direttiva 2013/30/UE del 12 giugno
2013 sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi, mediante la formulazione
di osservazioni e proposte volte a consolidare gli standard di sicurezza nel settore dell’upstream
offshore. La Direttiva evidenzia come “le serie preoccupazioni ambientali relative alle acque
artiche richiedono particolare attenzione per garantire la protezione ambientale dell’Artico in
18 In occasione della Ministeriale di Iqaluit del 2015, il Consiglio Artico non ha deciso in merito all’ammissione
dell’Unione Europea ed altri Stati in qualità di Osservatori permanenti, deferendo la decisione alla prossima
ministeriale del 2017.
19 COM (2008) 763 final: Communication from the Commission to the European Parliament and the Council The
European Union and the Arctic Region
20 JOIN(2012) 19 final: Joint Communication to the European Parliament and the Council Developing a
European Union Policy towards the Arctic Region: progress since 2008 and next steps
21 JOIN(2016) 21 final: Joint Communication to the European Parliament and the Council An integrated
European Union policy for the Arctic
22 Si veda http://www.enea.it/it
23 Si veda http://www.ingv.it/it/
24 Si veda http://www.ogs.trieste.it/
25 Si veda http://www.balticsea-region-strategy.eu/ e http://www.adriatic-ionian.eu/.
STRATEGIA ITALIANA PER L’ARTICO
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relazione a qualsiasi operazione in mare nel settore degli idrocarburi, compresa l’esplorazione”
26
.
Le istituzioni italiane mettono a disposizione degli Stati artici le proprie competenze, cooperando
all’interno dei Gruppi di Lavoro del Consiglio Artico, affinché i più alti standard di sicurezza e
protezione ambientale siano assicurati nella ricerca e coltivazione d’idrocarburi nella regione artica.
Sul piano bilaterale, sono organizzate consultazioni informali con singoli Stati membri del Consiglio
Artico al fine di definire i possibili settori di cooperazione bilaterale, nei campi scientifico ed
economico. Successivamente, e in base alle indicazioni emerse, verranno organizzati tavoli di lavoro
bilaterali, composti da rappresentanti delle istituzioni scientifiche e delle aziende interessate dei
due Paesi, con riunioni a scadenze regolari. Sono stati intrapresi anche contatti informali con il
Consiglio Sami27 al fine di avviare, di concerto con istituzioni scientifiche italiane, studi di
approfondimento della cultura delle popolazioni artiche, iniziativa particolarmente apprezzata nel
quadro del Consiglio Artico.
Sul piano interno sono state adottate diverse iniziative al fine di valorizzare la nostra presenza nella
regione e consolidare un approccio proattivo. Oltre alle attività di natura scientifica, sono da
ricordare, ad esempio, la Conferenza internazionale “Mutamenti Climatici nell’Artico” organizzata
dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) nel dicembre 2014
presso la Venice International University, alla quale hanno partecipato, oltre che i S.A.O. degli Stati
membri del Consiglio Artico, anche il CNR, Eni e Finmeccanica28
. Inoltre, il MAECI ha patrocinato
altre due iniziative svoltesi nel 2014: la conferenza “Ghiaccio e risorse: l’Artico come nuovo
scenario geopolitico”29
, organizzata da IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie)
presso la Camera dei Deputati, a cui hanno partecipato gli ambasciatori in Italia degli Stati membri
del Consiglio Artico, e la conferenza “Sostenibilità ambientale e sfruttamento delle risorse nella
regione artica” organizzata da Diplomacy in occasione del 6º Festival della Diplomazia e svoltasi alla
Farnesina30
.
Nel 2016 la SIOI (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale), in cooperazione con il MAECI
e con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), ha avviato il
primo corso italiano di master dedicato allo studio dell’Artico, con l’obiettivo di formare funzionari
che abbiano un’adeguata preparazione in green economy, politiche energetiche e utilizzo delle
risorse naturali31
.
Tratto da:
VERSO UNA STRATEGIA ITALIANA PER L’ARTICO
LINEE-GUIDA NAZIONALI.
www.esteri.it
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE 2015