| ||||||||
Una joint-venture nel campo dei lanciatori spaziali. Questo il risultato dell’incontro nel quale il presidente francese François Hollande ha ricevuto all’Eliseo Marwan Lahoud, responsabile strategia di Airbus Group, e Jean-Paul Heterman, presidente di Safran.
In presenza del ministro della ricerca Genevieve Fioraso e dei direttori dell’Agenzia spaziale francese - il Cnes - e di Arianespace, i due industriali hanno illustrato il piano industriale per raggruppare le attività lanciatori di Airbus e quelle di propulsione di Safran. Il progetto, che ha ricevuto anche l’assenso della Germania, è stato definito da Hollande una ”tappa importante nel consolidamento dell’Europa spaziale” (vedi il convegno IAI/Avio Aero). Alla luce dell’accordo raggiunto il 16 giugno scorso sembra avere la meglio l’approccio dell’industria. Questa punta a introdurre una logica di razionalizzazione che risponda alla sfida di mercato lanciata dal razzo low-cost americano Falcon X. Il servizio “chiavi in mano” proposto da Airbus e Safran svuoterebbe di fatto le competenze della direzione lanciatori del Cnes - tradizionale architetto della famiglia Ariane, e permetterebbe di rivedere la struttura di Arianespace - la società di commercializzazione dei lanci europei. Futuro dell’accesso allo spazio europeo Negli ultimi anni l’Europa si è trovata divisa sul futuro dei lanciatori. Sebbene i principali paesi spaziali - Francia, Germania e Italia - concordano ad avere un accesso allo spazio autonomo che permetta di lanciare in orbita satelliti senza dover dipendere da capacità (e volontà) altrui, esistono parecchie divergenze sulle modalità per mantenere una capacità di lancio indipendente. Questa è attualmente assicurata dalla famiglia di lanciatori composta da Ariane 5,Vega, e dalla versione europea del vettore russo Soyouz, che tuttavia presenta crescenti criticità in termini di competitività sui mercati internazionali. Il destino del lancio europeo è al centro della Ministeriale dell’European space agency, attorno alla quale si sta giocando una difficile partita di allocazioni di fondi e ripartizione industriale fra i tre principali paesi. In questo contesto, il Cnes si è fatto promotore di una soluzione innovativa, che prevede la costruzione di un nuovo vettore Ariane 6 in grado di sfidare il Falcon X sul mercato commerciale. A questo approccio si è opposta la componente industriale, spalleggiata dalla Germania, che ha sviluppato una visione più conservatrice che prevede maggiore continuità con l’esistente Ariane 5, ma anche con le tecnologie sviluppate per Vega. L’esito della riunione alla Presidenza della Repubblica francese sembra segnare una vittoria di quest’ultimo campo, con il comparto industriale francese (ma anche tedesco) che si compatta dentro alla joint-venture paritetica Airbus-Safran. Questo scenario, pone però delle sfide al sistema spaziale italiano che rischia di trovarsi spiazzato di fronte all’accelerazione politica e industriale sancita dall’incontro dell’Eliseo. Problematiche italiane Il messaggio politico è molto chiaro: l’operazione industriale gode del placet del Presidente della Repubblica francese, coadiuvato dal ministro della ricerca Fioraso. Un’eventuale replica italiana, dovrà quindi seguire canali paralleli, quelli della Presidenza del Consiglio e/o del Ministero dell’Istruzione dell’università e della ricerca. L’Italia ha importanti carte da giocare, in primis la continuità e la crescita della sua presenza nel lancio europeo, garantite dal successo di Vega. Il destino del lancio italiano presenta due problematiche principali. La prima riguarda la continuità di programmi con forte interesse italiano, primo fra tutti il Vega. In questo caso, il successo sarà determinato dalla capacità italiana di mantenere il proprio ruolo nell’ambito della Ministeriale Esa e dalla possibilità di finanziarne adeguatamente le voci di budget. La seconda concerne la continuità delle aziende italiane impegnate nel lancio. Se l’Italia ha intenzione di rimanere al tavolo europeo dovrà promuovere le sue capacità industriali e tecnologiche e assicurare la continuità dell’impegno della base industriale nazionale dentro a Vega e Arianespace. In tal senso, spiccano il ruolo di Avio Spazio, produttore del motore, ma soprattutto integratore di sistema del Vega, ma anche quello di Vitrociset, azienda chiave per le operazioni di lancio presso la base di Kourou. Se la posizione di Vitrociset non presenta particolari criticità, per Avio la questione è molto più delicata. Da mesi, se non da anni, la società di Colleferro - fiore all’occhiello tecnologico italiano controllata all’85% dal fondo d’investimento Cinven e al 15% da Finmeccanica - è sul punto di essere venduta. Il governo, che può esercitare i diritti derivanti dalla normativa sui ”poteri speciali”, riveste un ruolo centrale su questo dossier, soprattutto ora che Safran e Airbus - fino a ieri i principali contendenti per l’acquisto dell’azienda - si trovano riunite in una joint-venture che potrebbe cambiare le prospettive sulla vendita. Tutela di Avio e Vega Se le due società francesi manterranno il loro interesse verso Avio, infatti, non saranno più concorrenti - ma partner - nello sforzo di acquisizione. Questo rafforza la questione della tutela dell’italianità dell’azienda. Potranno infatti bastare accordi istituzionali per la tutela delle tecnologie e dell’occupazione in Italia, oppure sarà necessaria la presenza di un azionista italiano di peso? Potrà essere Finmeccanica, già presente in Avio, a patto che le condizioni finanziarie, magari grazie alla cessione della compagnia statunitense Drs Technologies, le permettano di investire 200-300 milioni nell’azienda? È possibile, inoltre, concepire in tempi rapidi una contromossa italiana all’accordo francese, che rilanci, ad esempio, la possibile partecipazione italiana alla joint-venture Airbus-Safran sul modello di cooperazione Mbda (Missile systems, defence systems)? Una simile soluzione potrebbe scongiurare i rischi di una scelta tutta italiana per la tutela di Avio e Vega, la quale potrebbe determinare una relativa marginalizzazione dell’Italia nei confronti del mainstream industriale Airbus-Safran. Attualmente lo scenario è ancora fluido, ma la rilevanza del dossier per l’Italia richiede che l’esecutivo prenda in tempi brevi una serie di decisioni di carattere strategico. Al contempo, la possibilità per il premier Matteo Renzi di replicare con un successo all’iniziativa francese sottoscritta da Hollande,rappresenta un’opportunità per confermare il nuovo profilo internazionale dell’Italia. Jean-Pierre Darnis è professore associato all'università di Nizza e responsabile di ricerca dell’Area sicurezza e difesa dello IAI (Twitter: @jpdarnis). Nicolò Sartori è è ricercatore dell’Area Sicurezza e Difesa dello IAI (Twitter: @_nsartori). | ||||||||
Invia ad un amico - Stampa |
ShareThis |
Vedi anche | |
Tecnologia e innovazione per la difesa europea | |
Imbrigliare lo spazio si può, Carlo Trezza | |
L’Ue e la corsa allo Spazio, Alberto Traballesi |
Temi | ||
|