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lunedì 9 gennaio 2023

Strategia Italiana per l'Artico ENI e l'Artico

 5a. L’ENI E L’ARTICO



 L’Eni riconosce le evidenze scientifiche sui cambiamenti climatici riportate nel 5th Assessment Report dell’IPCC (AR5)82 che ha stabilito l’estrema probabilità del nesso tra mutamenti del clima e attività antropiche. A fronte di tali evidenze, l’Eni ritiene che tutti i soggetti pubblici e privati debbano contribuire concretamente alla mitigazione dei rischi connessi ai cambiamenti climatici. L’Eni, in qualità di società leader a livello globale del settore energetico è impegnata da anni a soddisfare la domanda di energia dei propri clienti perseguendo, al contempo, la mitigazione degli impatti sul clima dei propri processi produttivi e dei propri prodotti. A tal fine, da circa un decennio sta implementando una Climate Strategy che agisce su tre leve: - miglioramento continuo dell’efficienza energetica e progressiva riduzione delle emissioni legate alle proprie produzioni; - promozione del gas naturale come combustibile per la transizione verso un’economia low carbon; - investimenti in energia rinnovabile e sviluppo di prodotti verdi. 81 International Energy Agency, World Energy Outlook 2015, OECD/IEA, 2015, disponibile su http://www.worldenergyoutlook.org/ 82 Si veda https://www.ipcc.ch/report/ar5/ STRATEGIA ITALIANA PER L’ARTICO 18 La sfida ai cambiamenti climatici è una sfida globale che va risolta con soluzioni condivise. Pertanto, l’Italia ritiene che i programmi di riduzione dei gas serra associati ai propri processi produttivi e ai propri prodotti vadano integrati con un forte impegno in iniziative volte a creare sinergie con altri soggetti (sia pubblici che privati) nell’azione di contrasto ai cambiamenti climatici. L’Eni nel corso del 2014 ha aderito a due iniziative pubblico-private finalizzate alla riduzione delle emissioni del metano e del flaring: • la Climate and Clean Air Coalition è un’iniziativa pubblico-privata coordinata dall’UNEP e finalizzata alla riduzione delle emissioni di metano in diversi settori tra cui l’Oil&Gas; nell’ambito di tale iniziativa l’Eni si è impegnata a rendicontare i propri sforzi per migliorare il monitoraggio e ridurre le emissioni da metano legate al ciclo produttivo del gas naturale83; • la Global Gas Flaring Reduction è una partnership pubblico-privata coordinata dalla Banca Mondiale e finalizzata al progressivo azzeramento del flaring. L’Eni aderisce a tale iniziativa dal 2003 e nel 2014 ha sottoscritto l’obiettivo allo “zero routine flaring al 2030”, obiettivo che ritiene di poter raggiungere prima della scadenza84 . Sempre nel corso del 2014 l’Eni ha avviato, insieme ad altre major del settore Oil&Gas, un’iniziativa volontaria denominata Oil&Gas Climate Initiative. L’iniziativa e le aziende che ne fanno parte sono impegnate in un ambizioso piano di azione per contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici. Il piano è inteso a rafforzare in modo proattivo la collaborazione, la condivisione delle informazioni e gli aspetti di comunicazione per ottimizzare la gestione delle emissioni dei gas serra del settore oil&gas e per aiutare a guidare la transizione verso un’energia a basso contenuto di carbonio85 . Uno degli strumenti che consentiranno di raggiungere gli obiettivi di de-carbonizzazione dell’economia è sicuramente il carbon pricing. A tal riguardo l’Eni ha sottoscritto un appello pubblico86 ai governi di tutto il mondo e alla UNFCCC per chiedere l’introduzione di sistemi di pricing delle emissioni di anidride carbonica al fine di creare un quadro normativo chiaro, stabile e più ambizioso che possa armonizzare i diversi sistemi nazionali, le cui differenze al momento creano distorsioni competitive (carbon leakage) 87 . Ciò potrebbe ridurre l'incertezza negli investimenti in tecnologie low carbon e incoraggerebbe l’identificazione di modalità più vantaggiose per ridurre in maniera ampia le emissioni di anidride carbonica su scala globale. L’Artico rappresenta per tutte le altre compagnie petrolifere un’importante sfida tecnologica e gestionale. Quest’area offre la possibilità di esplorare risorse minerarie localizzate, però in zone sensibili e remote che rendono necessario un maggiore impegno in termini di sicurezza con una attenta analisi dei rischi, l’impiego di tecnologie all’avanguardia e la selezione di personale altamente specializzato. L’approccio di Eni alle attività nell’Artico comprende i seguenti punti fondamentali: 83 Si veda http://www.ccacoalition.org/en 84 Si veda http://www.worldbank.org/en/programs/gasflaringreduction 85 Si veda http://www.oilandgasclimateinitiative.com/ 86 Le major europee dell’oil & gas lanciano un appello sulla tariffazione delle emissioni di anidride carbonica, Eni S.p.A., 2015, disponibile su http://www.eni.com/it_IT/home.html 87 Delocalizzazione degli impianti produttivi a causa dei maggiori oneri ambientali (ad esempio, costi di compliance all’EU Emission Trading Scheme). STRATEGIA ITALIANA PER L’ARTICO 19 - la conduzione di attività solo nelle zone offshore ice-free con il controllo satellitare della presenza di iceberg e il monitoraggio in remoto di ogni attività di perforazione; - la condizione di operare nei soli periodi dell’anno in cui è minimizzato l’effetto sull’habitat marino (in particolare sui mammiferi) e siano garantite le modalità sito-specifiche di conservazione della biodiversità; - l’utilizzo delle migliori tecnologie di perforazione, riduzione del diametro dei pozzi, gestione della pressione, blowout preventer e sistemi robotici di prevenzione e contenimento di eventuali oil spills; - il coinvolgimento delle popolazioni indigene locali, la loro informazione e la tutela delle loro attività e la valorizzazione delle loro competenze per la gestione delle emergenze (ad esempio l’utilizzo dei fishing vessels nel contenimento degli eventuali oil spills); - l’adozione delle tecnologie e di criteri per la valutazione e gestione degli impatti ambientali e sociali basati sulle esperienze maturate tramite le joint venture attive in Artico. Per meglio comprendere e rispondere alle sensibilità ambientali delle zone artiche Eni si è confrontata con le organizzazioni non-governative più interessate al tema. In particolare, per lo sviluppo del giacimento Goliat, nel Mare di Barents norvegese88 , sono state sviluppate soluzioni ingegneristiche completamente nuove per far fronte alle condizioni estreme che caratterizzano l’area (il clima particolarmente rigido, l’oscurità per periodi prolungati, le difficoltà di comunicazione, il fragile ecosistema locale e le esigenze specifiche delle comunità locali). La FPSO (unità galleggiante di produzione, stoccaggio e scarico), che ha possibilità di stoccaggio fino a 1 milione di barili di petrolio, sarà alimentata per metà del fabbisogno da energia elettrica dalla terraferma, grazie all’installazione del più lungo cavo sottomarino al mondo di questo genere: questa soluzione ridurrà del 50% le emissioni di CO2. Il gas associato e le acque di produzione saranno reiniettate in giacimento minimizzando le emissioni in atmosfera e nell’ambiente marino.

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