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giovedì 6 ottobre 2016

Quelle Italo-Tedesca

Energia
Nord Stream 2: tra i due litiganti il terzo gode
Giovanna De Maio
25/09/2016
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Basta lezioni da Bruxelles, l’Italia ha già fatto i compiti a casa. La reazione italiana ai siparietti franco -tedeschi di Bratislava è chiara: Roma non è d’accordo su diversi dossier. Oltre alle politiche di austerity e alla gestione della crisi dei rifugiati, le divergenze coinvolgono anche il campo energetico.

In attesa del giudizio della Commissione europea continua laquerelle italo-tedesca sulla costruzione del gasdotto Nord Stream 2. A farne le spese, oltre alle relazioni bilaterali sono anche gli sforzi dell’Unione europea, Ue, di creare un approccio comune alla sicurezza energetica.

A seguito della bocciatura di South Stream, l’Italia si è fortemente opposta al progetto Nord Stream 2 - che inizialmente coinvolgeva quattro compagnie europee, di cui due tedesche e la russa Gazprom (che ne possiede il 50%), ma al momento gli accordi sono in via di ridefinizione - e ha accusato la Commissione europea di adottare standard diversi per Roma e Berlino.

Tuttavia a un’analisi più dettagliata dei fatti, sembra che in questa storia il gas sia solo il pretesto per una sfida più audace che l’Italia lancia non solo alla Germania, ma anche all’Ue e soprattutto a se stessa. E c’è chi, come la Russia, cerca di trarre vantaggio da questa lite. Mosca infatti mira a consolidare il suo ruolo di principale fornitore di gas naturale all’Europa.

Nord Stream 2: il “no” dell’Italia
L’Italia è il secondo importatore di gas naturale russo in Europa e transita attraverso il territorio ucraino. Il percorso di Nord Stream 2, al pari di Nord Stream 1 che è già operativo, bypassa l’Ucraina, la Repubblica ceca e slovacca per arrivare direttamente in Germania passando sotto il mar Baltico.

Se, come annunciato, Gazprom taglierà i rifornimenti all’Ucraina entro il 2019, la Germania diventerebbe il principale Paese di transito per le importazioni italiane di gas dalla Russia.

L’industria italiana perderebbe molto in termini di competitività, poiché sarebbe costretta a importare energia a un prezzo più alto (dovuto alle tariffe di transito e ai costi di realizzazione di nuove interconnessioni tra Germania e Italia) dal suo diretto concorrente. Inoltre, Nord Stream 2 sposterebbe al nord il fulcro dell’approvvigionamento energetico europeo, compromettendo il ruolo di hub energetico dell’Italia nel Mediterraneo.

Tuttavia, l’argomento principale con cui l’Italia si oppone a Nord Stream 2 riguarda la vicenda del gasdotto South Stream, bocciato dalla Commissione europea in ragione dell’incompatibilità con le direttive del Terzo pacchetto energetico.

L’Italia lamenta perdite economiche importanti e vorrebbe che a Nord Stream 2 fossero applicati i medesimi criteri che hanno portato alla cancellazione di South Stream. Da un’analisi più approfondita si capisce però che le ragioni economiche sono solo la punta dell’iceberg.

Quello che l’Italia contesta con forza sono l’applicazione di standard diversi per Roma e Berlino nell’Ue - dove i funzionari tedeschi occupano ruoli chiave – e un ruolo più incisivo all’interno dell’Unione.

L’ambivalenza tedesca
A giudicare dalla linea dura sulle sanzioni alla Russia, l’appoggio del governo tedesco a Nord Stream 2 potrebbe sembrare piuttosto fuori luogo perché apporterebbe grandi vantaggi alla Russia, ma priverebbe l’Ucraina dei ricavi sul transito del gas.

Per capire l’impatto della questione Nord Stream 2 in Germania è tuttavia necessario esplorare tre dimensioni: innanzitutto il rapporto con Mosca, che non è una questione pacifica per Berlino non solo a livello politico ma anche sociale; in secondo luogo le pressioni della comunità imprenditoriale tedesca, parte della quale vorrebbe riprendere a commerciare regolarmente con la Russia; infine un problema di carattere politico che investe le dinamiche infra-partitiche e mette in dubbio le scelte di politica europea, come si può notare dall’ascesa del partito euroscettico Alternativa per la Germania.

La cancelliera tedesca Angela Merkel non può semplicemente ignorare le istanze di importanti politici il cui contributo è decisivo nella coalizione di governo. Ha bisogno di mostrare flessibilità nei confronti della Russia, nonostante i danni potenziali che Nord Stream 2 apporterebbe all’indipendenza energetica europea.

Secondo alcuni esperti la cancelliera potrebbe lavorare dietro le quinte e incoraggiare la Commissione a rivedere la compatibilità di Nord Stream 2 con il terzo pacchetto energetico. Se la Commissione non accordasse a Nord Stream 2 le stesse deroghe previste per Nord Stream 1, la Merkel potrebbe evitare di intervenire in prima persona, facendo passare il tutto per una decisione più coerente con le scelte europee in generale.

La partita di Mosca 
Per Mosca, Nord Stream 2 è una partita importante perché le consentirebbe di raggiungere il mercato europeo eliminando i rischi legati al transito dei gasdotti in Ucraina, passaggio che da sempre crea scompiglio nella distribuzione e nei pagamenti.

La costruzione di questa consentirebbe a Gazprom di mantenere una posizione di privilegio e di maggiore competitività nelle forniture energetiche all’Europa a discapito del gas naturale liquefatto proveniente, tra gli altri, dagli Stati Uniti.

C’è però anche una questione di politica estera. Il progetto Nord Stream 2 semina zizzania e non c’è dubbio che esso possa influenzare negativamente la realizzazione di una politica energetica comune più coesa, come previsto delle linee guida dell’Unione energetica. Finora il piano sembra reggere: su Nord Stream 2 e nei rapporti con Mosca l’Italia e la Germania rifuggono la cooperazione e adottano strategie individuali.

Ancora più grave è la messa in discussione della credibilità delle istituzioni europee, in modo particolare della Commissione - di cui l’Italia critica il doppio standard - e la coerenza dell’azione esterna che si incrina periodicamente, a seconda delle esigenze politiche ed economiche dei singoli Paesi.

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