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mercoledì 23 dicembre 2015

I Poli: le parti della terra più a rischio

Conferenza sul clima di Parigi 
COP21, la risposta dei colossi italiani 
Lorenzo Colantoni
21/12/2015
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"Oggi celebriamo, domani dovremo agire" questo il commento con il quale il commissario europeo per l'azione per il clima e l'energia, Miguel Arias Cañete, ha chiuso la Conferenza sul Clima di Parigi, COP21.

Uno dei messaggi chiave trasmessi dalla COP21 è che il valore principale dell’accordo firmato non è nelle misure che praticamente propone, quanto nel quadro politico e di investimenti che prospetta. Il suo successo dipenderà principalmente tanto dalla convenienza economica di questi, quanto dalla serietà degli stati membri Onu nel rispettare gli impegni presi.

Accordo ambizioso, ma poco vincolante
La definizione stessa dell’Accordo di Parigi ha visto Ue ed Italia coinvolte attivamente per il raggiungimento della firma, ottenuta in termini significativamente vicini alle aspettative.

L’accordo finale è un ibrido che contiene in parte aspetti legalmente vincolanti, come nella proposta Ue, e in parte non, per evitare di scontrarsi con lo scoglio della ratifica da parte del Senato Usa a maggioranza repubblicana.

Una soluzione che va d’accordo con i quattro obiettivi principali della High Ambition Coalition (una coalizione formata segretamente sei mesi fa da oltre 100 paesi, tra cui 79 africani, caraibici e del Pacifico, gli Stati Uniti e gli stati membri dell’Ue): l’ottenimento di un accordo legalmente vincolante; un obiettivo di lungo termine in accordo con il quadro scientifico; una revisione degli obiettivi nazionali ogni cinque anni e un sistema per tracciare il progresso dei singoli stati nel raggiungimento di questi. Misure, queste ultime, confermate nella versione finale dell’Accordo e valide - nonostante l’opposizione di Cina ed India - dal 2023.

L’Ue e, in generale, la High Ambition Coalition, sono poi riuscite nel difficile compito di portare il livello di ambizione dell’accordo oltre la limitazione dell’innalzamento delle temperature a 2 gradi, introducendo un riferimento al limite di 1,5 gradi che ridurrebbe significativamente il rischio per le zone più vulnerabili, come le isole.

Nonostante il risultato sostanzialmente positivo, l’Accordo di Parigi ha diversi punti deboli. L’alternanza vincolante/non vincolante potrebbe minare la sua forza, in particolare a proposito dell’impegno nazionale verso il fondo da 100 miliardi, già firmato a Durbam, ma a cui Obama per primo aveva negato sostegno.

Generico poi il richiamo alla finanza a sostegno della lotta al cambiamento climatico. I combustibili fossili non vengono mai nominati e le rinnovabili solo una volta. Simile la dicitura sul picco di emissioni che dovrà essere raggiunto “appena possibile”.

Senza contare poi la mancanza di un meccanismo o un’istituzione a garanzia del rispetto dell’accordo, o la definizione delle conseguenze in caso di violazione.

La svolta green di Enel ed Eni
Rinnovabili e gas ricevono una spinta positiva dall’accordo, come risultato dell’incoraggiamento alle tecnologie verdi per le quali, ad esempio, Goldman Sachs ha promesso una quadruplicazione del proprio budget in risposta del risultato della COP21.

Un andamento in linea con diverse scelte del settore privato, come quella storica di E.ON di disinvestire completamente dai combustibili fossili. Simili le mosse di Enel ed Eni.

La prima è da tempo impegnata in una svolta green, confermata in particolare dal piano per il 2019 che prevede una crescita degli investimenti da 2,7 a 17 miliardi, di cui oltre la metà destinata alle rinnovabili, e dalla recente decisione di integrare Enel Green Power(EGP) in Enel.

Allo stesso modo Eni ha annunciato la creazione di una direzione separata “Energy Solutions”, con un forte focus sulla riduzione delle emissioni di CO2. Una posizione coerente con la lettera firmata da questa e altre 9 compagnie petrolifere, tra cui BP e Shell, per proporre soluzioni contro il cambiamento climatico, e in cui gas, Carbon Capture and Storage (CCS), efficienza energetica e un maggiore accesso della popolazione mondiale all’energia hanno un ruolo chiave.

Gas, combustibile di transizione
La posizione dell’Italia e delle compagnie italiane assume in questo senso una valenza particolarmente rilevante anche a livello internazionale, come confermato anche dai 13 milioni già stanziati per lo sviluppo delle rinnovabili e l’azione sul clima nei confronti degli Stati africani.

Il ruolo potenziale del gas come combustibile di transizione, soprattutto per il phase out del carbone e per garantire maggiore accesso all’elettricità nell’Africa Subsahariana, contribuisce all’importanza delle scoperte Eni, tra gli altri, in Egitto (nel giacimento di gas Zohr) e in Angola.

Il know-how di compagnie come Egp e Italgen rappresenta una risorsa particolarmente importante sia per il Nord Africa, dove queste possono essere una valida soluzione alla crescente domanda energetica di Paesi come Egitto e Algeria, che per l’Africa Subsahariana, dove soluzioni come quelle delle mini-grid (interconnessione elettrica tramite mini reti locali) possono garantire l’accesso all’energia a popolazioni sparse sul territorio e per cui la connessione elettrica tradizionale potrebbe essere troppo costosa.

Strategia energetica nazionale da affinare
Sono fattori questi che pongono l’Italia in una posizione strategica per il post COP21, considerando anche le sue potenzialità, come hub del gas mediterraneo ancora largamente inespresse, ma che richiedono un affinamento della strategia italiana. Il focus sull’attività estrattiva espresso dalla Strategia energetica nazionale è, in questo senso, poco compatibile con i risultati della COP21.

Allo stesso modo, maggiore coerenza è richiesta riguardo alle risorse rinnovabili che hanno subìto una battuta d’arresto nel Paese a fronte di una riduzione del sostegno statale: comeriporta Legambiente, gli incentivi in conto energia per il solare fotovoltaico sono stati cancellati nel 2013 e sono 15 i progetti per l’eolico off-shore bloccati da anni. Un quadro che ha ridotto le installazioni da 10.663 MW nel 2011 a 733 nel 2014.

Il tutto con ancora 14,7 miliardi di euro spesi in sussidi ai combustibili fossili nel 2014.

Lorenzo Colantoni è Associate Fellow del Programma Energia dello IAI.
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venerdì 27 novembre 2015

PARIGI COP21 L’ULTIMACONFRENZA PRIMA DELLA CATASTROFE



Cop21 è la sigla della conferenza sul clima che a fine novembre si terrà a Parigi. Secondo gli scienzati questa è l’ultima occasione per intevevire sul clima, poi non ci saranno altre possibilità. LìONO riunisce i 193 paesi per affrontare alla radice questo problema, che ha come obiettivo quello di limitare a 2 gradi centrigradi l’innalzamento della temperatura causata dalle emissioni di gas serra che stanno provocando un impatto disastro sul clima mondiale. . I rappresentanti di una quanratina di paesi esclusa la russia, lo scorso luglio, si sono incontrati a Parigi ed hano stabilito il principio di arrivare ad un accordo duraturo, perenne,con un meccanismo di revisione regolare ogni cinque anni che escluda qualsiasi marcia indietro. Il coinvolgimento di tutti i responsabili in anticipo rispetto alla confrenza è mirato per evitare il falimeto che si è avuto alla confrenza di Copenhagen del 2009, perdendo oltre 6 anni di tempo

venerdì 6 novembre 2015

Il problema delle risorse idriche

Diritto internazionale
Acqua, una risorsa non ancora per tutti 
Carmine Finelli
05/11/2015
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Una vera e propria crisi idrica. È questa che causa la morte, per sete, di circa un miliardo di persone. E a questi si sommano quanti non hanno accesso ai servizi sanitari di base.

Per tale ragione, oggi, è necessario ragionare sull’esistenza di un diritto umano all’acqua potabile quale strumento giuridico per garantire una migliore allocazione delle risorse idriche nelle zone maggiormente colpite da water-stress.

Nell’ambito del diritto internazionale l’esistenza di un diritto umano all’acqua è ancora molto incerta, ma la prassi delle organizzazioni internazionali rende possibile stabilirne l’eventuale contenuto e gli obblighi da esso derivanti.

Acqua e diritto internazionale
Il diritto umano all’acqua potabile non è un dato incontrovertibile per la dottrina giuridica internazionalistica. Le principali obiezioni riguardano il suo contenuto vago, la sua scarsa rilevanza pratica e l’assenza di strumenti giuridici vincolanti che lo prevedano.

Tuttavia, la mancanza di strumenti giuridici vincolanti per gli Stati che prevedano espressamente l’accesso all’acqua potabile non è di per sé un ostacolo alla sua affermazione come norma di diritto internazionale.

Gran parte della dottrina, infatti, ritiene che esso possa derivarsi da altri diritti e in particolare dall’articolo 6 del Patto delle Nazioni Unite sui Diritti Civili e Politici del 1966, riguardante il diritto alla vita, e degli articoli 11 e 12 del Patto delle Nazioni Unite sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, concernenti rispettivamente il diritto ad un livello di vita adeguato e il diritto alla salute.

Tutti questi diritti trovano un elemento comune nella presenza e nella disponibilità d’acqua che diviene un elemento centrale per la loro realizzazione. Senza disponibilità di fonti di acqua potabile la vita stessa sarebbe in pericolo e non sarebbe possibile avere un’esistenza adeguata alla dignità umana. La salute, infine, dipende anche da una corretta igiene per la quale la presenza dell’acqua è necessaria.

Per questo motivo, tali diritti potrebbero essere ritenuti generatori di un nuovo diritto, il quale avrebbe una portata più generale di ognuno di questi diritti presi singolarmente. Ciò si spiega alla luce del fatto che il diritto all’acqua è propedeutico alla realizzazione dei diritti dai quali è derivato, nel senso che la mancanza della risorsa idrica ne metterebbe a repentaglio l’applicabilità.

Seppure il diritto umano all’acqua sarebbe derivato, esso sarebbe logicamente precedente ai diritti dai quale discende, essendo l’acqua l’elemento che permette di realizzarli. Partendo da queste considerazioni, il Comitato per Diritti Economici, Sociali e Culturali ha emanato nel 2002 il General Comment n. 15: The Right to Water nel quale si specifica per la prima volta il contenuto e gli obblighi derivanti dal diritto all’acqua.

Il General Comment n. 15
Il General Comment n.15 è il documento più importante per il riconoscimento del diritto umano all’acqua.

Anche se si tratta di un documento interpretativo di soft law, esso è comunque sintomo di una prassi in costante sviluppo da parte delle Organizzazioni Internazionali, e in particolare dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, che trova il suo punto massimo nella risoluzione dell’Assemblea Generale A/RES/64/292 del 10 luglio 2010 e nella risoluzione dello Human Right Council A/HRC/RES/21/2 approvata nell’ottobre del 2012.

Il General Comment n.15 sancisce l’esistenza del diritto umano all’acqua come derivazione dei diritti stabiliti dagli articoli 11 e 12 del Patto sui Diritti Eonomici, Sociali e Culturali e prevede che questo deve garantire l’accessibilità fisica ed economica alla risorsa, la sua qualità e il suo utilizzo per usi domestici.

Il General Comment impone anche delle core obligations per le parti del Patto. Tali obblighi riguardano la rimozione di ogni barriera all’accesso a fonti di acqua potabile, l’attuazione di politiche volte a preservare le risorse idriche e a mantenerne invariata la qualità, l’obbligo di cooperazione tra le parti per favorire una distribuzione efficiente delle risorse idriche.

Particolare menzione merita, invece, l’obbligo di non discriminazione, poiché si tratta di un punto fondamentale nella prassi relativa ai diritti umani e assume rilevanza anche per il diritto umano all’acqua dato che esso tutela tutti i gruppi sociali ed etnici che in seguito a conflitti politici subiscono la privazione di fonti di approvvigionamento idrico.

Diritto umano all’acqua ancora molto lontano 
Ciononostante, la reticenza degli Stati a derogare parte della propria sovranità sulle proprie risorse naturali resta l’ostacolo maggiore ad un pieno riconoscimento di un diritto umano all’acqua. D’altro canto, la prassi internazionale sembra affermarlo come dato giuridico già acquisito e quindi sembra aumentare i propri sforzi per una sua piena attuazione.

Al momento attuale non esiste una norma internazionale (né pattizia, né consuetudinaria) che sancisca il diritto umano all’acqua e per questo le manifestazioni della prassi internazionale hanno una fondamentale importanza per segnalare l’orientamento della comunità internazionale verso la sua applicazione.

Inoltre, prassi e opinio iuris costituiscono elementi fondamentali delle norme internazionali consuetudinarie. Tanto più si riuscirà ad estendere la convinzione che il diritto umano all’acqua è giuridicamente vincolante per i membri della comunità internazionale tanto più l’applicazione di tale diritto da parte dei singoli Stati risponderà effettivamente ad una norma specifica dell’ordinamento internazionale divenendo così norma fondamentale del diritto internazionale.

Carmine Finelli è Dottorando di Ricerca presso l’Università degli Studi del Molise e Presidente della Young Professionals in Foreign Policy, Roma.
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giovedì 15 ottobre 2015

ITALIA: SULLE ALPI SPARISCONO I GHIACCIAI


La superficie dei ghiacciai sulle Alpi si è ridotta del 40%in poco più di mezzo secolo, passando dai 519 chilometri quadrati del 1962 agli attuali 368. Questo dato emerge dal rapporto “Ghiaccio Bollente redatto dal WWF in cui l’associazione ambientalistica descrive gli effetti del cambiamento climatico sui ghiaccia e sul pianeta. Il fenomeno interessa innanzi tutto l’Artide e l’Antartide, come noto, dove l’aulemnto delle temperature è doppio rispetto alle altre aree del globo. Oltre ai poli le altre areee interessate sono i ghiaccai alpini, quelli dell’Himalaya, la Patagonia, l’Alaska, gli Urali, ed il Kilimangiaro, che sono il serbatoio d’acqua dolce durante i mesi caldi, fondamentali per l’agricoltura e che vedono la riduzione fino al 75%. Altro fenomeno correlato l’innalzamneto dei mari che minaccia i 360 milioni di abitanti delle metropoli costiere, con il 70% delle coste mondiali che rischia di venire sommerso (1)


Bollettino Geografico Informativo Luglio 2015 post in progress


mercoledì 23 settembre 2015

Russia: la perseveranza e la costanza

LA RUSSIA RIVENDICA UN’AMPIA ZONA DELL’ARTICO
A distanza di 14 anni dall’invio all’ONU della prima richiesta, la Russia ritorna a rivendica un’ampia zona dell’Artide, perché gli sia riconosciuto il controllo di 1,2 milioni di chilometri quadrati di Artico, un area grande come il Sud Africa. L’area appare di grande interesse strategico per Mosca: secondo il vicepremier Dmitri Rogozin questa, insieme all’Atlantico è una delle priorità della nuova dottrina navale approvata da Putin. L’area, oltre all’interesse strategico, è ricca di giacimenti di gas e petrolio che potrebbero essere esplorati e sfruttati con il progressivo scioglimento dei ghiaccia causa dei cambiamenti climatici.Se questa richiesta venisse accolta la Russia potrebbe estendere i propri diritti di sfruttamento sino a 350 miglia marine dalla costa anziche dalle attuali 200 miglia. A contrastare tale richiesta vi sono gli altri Paesi che si affacciano sull’Artide, Canada, Danimarca, Norvegia e Stati Uniti.
Massimo Coltrinari

giovedì 17 settembre 2015

SI SCIOLGONO I GHIACCIAI DELL’ALASKA

Ricercatori della Università di Faribanks in Alaska, in collaborazione con l’Agenzia statunitense Geological Survey, hanno pubblicato uno studio nel quale si evidenzia che i ghiacciai dello stato americano tra il 1944 ed il 2013 hanno perso ogni anno settanti cinque miliardi di tonnellate di ghiaccio
Interessante l’osservazione contenuta nel rapporto che l’innalzamento dei mari non viene dagli enormi pezzi di ghiaccio che si distaccano dai ghiaccia sull’oceano, bensi dallo scioglimento di quelli che si trovano sulla terraferma. Questo è stato possibile affermarlo utilizzando osservazioni aeree , tecniche di telerilevamento, che fruttano un impulso laser, ed una nuova classificazione che include anche la forma e le dimensioni di ciascun ghiacciaio.

Massimo Coltrinari

lunedì 7 settembre 2015

Helsinki e la CSCE:un anniversario

Anniversario e mostra
Csce: 40 anni dopo, lo spirito di Helsinki
Gianfranco Nitti
03/09/2015
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Nel luglio 1975, Helsinki divenne la capitale d'Europa: il 1° agosto di quell’anno segnò la fine del lungo negoziato della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Csce) con un vertice che riunì nello splendido edificio in marmo di Carrara di Casa Finlandia (Finlandia Talo), opera del grande architetto Alvar Aalto, i capi di Stato di 35 Paesi e le loro delegazioni.

"Dopo la conferenza, i media internazionali iniziarono a parlare di 'Spirito di Helsinki': lo abbiamo scelto come nome della mostra”, da poco conclusasi, che rievocava quei giorni. Spiega Johanna Tolonen, direttrice, del Finlandia Talo: “S’è trattato di una rivisitazione delle calde giornate estive di quel 1975, quando la piccola Finlandia e la luminosa e nuova Casa Finlandia erano pronte a ricevere tutti i capi di Stato europei e delle superpotenze Usa e Urss.

La mostra ripercorreva le storie di quello che è successo in giro per la città e con quali sforzi un piccolo Paese fosse riuscito a organizzare un evento così importante".

Casa Finlandia e l’Atto Finale
Sempre a Casa Finlandia si è svolta a luglio una solenne celebrazione del 40° della Csce, organizzata dal comitato parlamentare dell’Osce, organismo che nacque come stabile emanazione di quella Conferenza e per realizzare i contenuti del famoso Atto Finale di Helsinki firmato proprio il 1° agosto 1975. Tale evento celebrativo e commemorativo ”è stato il catalizzatore per l'organizzazione della mostra", afferma la Tolonen*.

Le immagini d’archivio e i testi esplicativi selezionati per la mostra hanno messo in luce anche eventi paralleli di quei giorni. Ad esempio, Betty Ford, la moglie del presidente degli Stati Uniti Gerald Ford, ammirò le case di moda finlandesi del tempo, Marimekko, Vuokko, Friitala e Polar-Turkis, alla presentazione delle loro produzioni in una sfilata di moda presso il ristorante Walhalla nella fortezza sull'isola di Suomenlinna.

L'interevento di Gerald Ford.

Carisma e satira
Il famoso fumettista finlandese Kari Suomalainen esercitò la sua penna tagliente anche sulla preparazione della Csce: la mostra ha presentato cinque sue vignette satiriche.

La simbolica immagine "Direzione Csce" ("Suuntana Etyk", in finlandese) apparve sul quotidiano Helsingin Sanomat. E fu lui a disegnare la vignetta della "nassa di Kekkonen", come definiva la Finlandia Talo, circondata da una barriera di sicurezza a catena, in cui i prestigiosi ospiti venivano incanalati.

Urho Kkekkonen fu il carismatico presidente della Repubblica finlandese che riuscì a far arrivare i leader dell’epoca, spesso disposti sui fronti contrapposti della Guerra Fredda. La firma dell’Atto Finale simboleggiò una svolta storica del concetto di sicurezza in Europa, che venne legato alla cooperazione per una composizione pacifica delle controversie, gettando il seme della fine della stessa Guerra Fredda.

La mostra comprendeva anche una raccolta di firme di prova dell’Atto Finale da parte dei capi di Stato, importante reperto recuperato durante il vertice dall’ambasciatore Mikko Pyhälä, che da giovane diplomatico partecipò alla preparazione dell’evento nel Segretariato Csce.

Ricordi personali e la profezia di Moro
Chi scrive era un giovane laureando in Diritto Internazionale con una tesi di laurea connessa alla Csce e si trovava ad Helsinki in quel periodo, con una borsa di studio, proprio per la tesi. Ebbi la fortuna di essere accreditato e di poter assistere a quell’evento di grande portata per il destino dell’Europa, ma anche dell’umanità. Ed ebbi quindi l’occasione di vedere il presidente del Consiglio italiano Aldo Moro firmare l’Atto Finale.

In una delle foto della mostra, si intravede Moro, un po’ ripiegato e concentrato ad ascoltare in cuffia l’interpretazione dei discorsi. Della delegazione faceva parte anche un grande testimone e tessitore per l’Italia di quella Conferenza, l’ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris, personalità di grande cultura e di profonda esperienza diplomatica.

Capi di Stato e Governo alla CSCE, 1975, Aldo Moro, terzo da destra.

E firmando Moro nell’agosto 1975 l’Atto Finale della Conferenza di Helsinki, sia come presidente del Consiglio italiano sia come presidente di turno dell’allora Comunità europea, gli fu da qualcuno contestato che era illusorio sottoscrivere un documento così innovativo mentre da parte del presidente sovietico Leonid Breznev si affermava il permanere della "sovranità limitata" degli Stati amici dell’Urss. Moro replicò profetico: "Il signor Breznev passerà e il seme che tutti insieme abbiamo gettato darà i suoi frutti".

*Progettazione della mostra “CSCE 40-year jubilee exhibition Spirit of Helsinki” del Zeeland Group / Eija Vierimaa, testi Jukka Juhola Prodotto da Finlandia Hall Ltd / coordinatore Johanna Saario Sede della mostra: presso la Galleria Veranda, Finlandia Talo, Karamzininranta 4.

Gianfranco Nitti è giornalista, corrispondente di mass media finlandesi dall’Italia.
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giovedì 30 luglio 2015

Spazio: il problema dei detriti

Un passo necessario
Spazio: Ue apre negoziati su Codice di Condotta
Lucia Marta
27/07/2015
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Al fine di limitare la creazione di detriti spaziali e di rendere possibile nel lungo periodo l’utilizzo delle orbite più a rischio, nel 2008 l’Unione europea (Ue) propose alla comunità internazionale un Codice di Condotta (CoC) sulle attività spaziali.

Sette anni dopo, l’Unione apre l’atteso round di negoziati internazionali per l’adesione: il risultato non è scontato, ma un primo passo - improcrastinabile - sarà compiuto nella giusta direzione.

Il Codice di Condotta: come, quando e perché
In un contesto caratterizzato dal vuoto normativo in tema di sicurezza nello spazio, dall’aumento esponenziale di attori e d’infrastrutture in orbita, e dunque di ‘spazzatura’ e rischi di collisione, l’Ue ha risposto ad una richiesta del Segretariato Generale dell’Onu, adottando nel 2008 un Codice di Condotta (CoC) sulle attività spaziali e proponendolo alla comunità internazionale.

Il Codice contiene essenzialmente misure sul controllo e la mitigazione dei frammenti e misure di trasparenza e fiducia tra gli attori, come le pre-notificazioni o i meccanismi di consultazione.

Non si tratta di uno strumento volto al controllo degli armamenti nello spazio, anche se un riferimento vi è fatto, ma piuttosto di una sorta di manuale di norme di buon comportamento nella condotta di attività spaziali.

Si tratta di un’iniziativa politicamente (e non giuridicamente) vincolante; di origine europea, e non onusiana; e basata su princìpi generali chiave e (a prima vista) condivisibili.

Tali caratteristiche sono considerate da alcuni Paesi come dei vantaggi: il Codice non comporta la necessità di definire precisamente la terminologia, né prevedere meccanismi di verifica; non è sottoposto alla paralisi che subisce la Conferenza per il Disarmo; e favorisce la fiducia reciproca e la trasparenza tra gli attori in difesa di un patrimonio che appartiene all’umanità.

Per altri Paesi, invece, tali caratteristiche creano reticenze e ostacolerebbero l’adesione.

Le principali critiche al Codice di Condotta
Lo scetticismo che alcuni Paesi hanno espresso riguardano in parte il contenuto del Codice, in parte la procedura seguita. Se inizialmente gli Usa erano scettici, le modifiche apportate e il loro conivolgimento diretto hanno infine ottenuto un (timido) sostegno americano.

Russia, Cina, India, Brasile ed altri paesi ‘emergenti’ sembrano più diffidenti; e le ragioni sono varie. Da un lato, il Codice sembra essere percepito come un’alternativa al trattato per il non dispiegamento di armi nello spazio, proposto dai primi due Paesi, e per questo non raccoglie il loro sostegno.

Alcuni Stati sostengono anche che un Codice non giuridicamente vincolante resta inefficace. Inoltre, la sua promozione e il suo negoziato fuori dall’ambito Onu toglierebbe legittimità all’iniziativa e significherebbe per alcuni cedere a un accordo occidentale al quale sono chiamati ad adattarsi senza contribuire in modo determinante alla sua stesura.

La paternità europea, non onusiana, sembra difficile da accettare: lo stesso accadde ad un altro codice di condotta esistente da una decina di anni (Codice dell’Aia, HCoC); e ciò fu qualificato da alcuni esperti come il suo “peccato originale”.

I principi sui quali si basa il Codice sono considerati poi da alcuni attori condivisibili, ma non esaustivi o non espressi adeguatamente. La trasparenza e la fiducia che ne deriverebbe sarebbe quindi limitata e non risulta convincente: peraltro, è evidente per alcuni che i programmi e le infrastrutture al servizio di obiettivi puramente militari resterebbero esclusi da tale trasparenza.

Inoltre, il riferimento (o no) esplicito al diritto all’autodifesa ha causato lunghi dibattiti, temendo creasse una finestra di opportunità - legittima - al dispiegamento di armi.

Infine, altri Paesi temono che i meccanismi e le procedure previste limitino de facto le loro attuali o future attività spaziali, richiedendo processi e tecnologie di cui non dispongono o che sono molto costose o di difficile accesso.

L’Ue pronta a passare dalle consultazioni al negoziato
Tali critiche sono emerse durante i diversi “Open-Ended Consultation Meetings” che hanno avuto luogo in questi anni a Vienna, Kiev, Bangkok e Lussemburgo.

L’Ue ne ha tenuto conto: dal 2008, il testo del Codice ha subito modifiche. Lo scopo era quello di arrivare ad un testo il più accettabile possibile per portarlo poi a una conferenza di negoziato multilaterale durante la quale, come l’Ue spera, la maggior parte dei Paesi spaziali (e non) lo adotteranno e si impegneranno politicamente a rispettarlo.

Tale conferenza avrà luogo dal 27 al 30 luglio di quest’anno a New York. Indipendentemente dal fatto che l’Ue abbia raggiunto un largo consenso, dopo otto anni di lavoro era comunque tempo di concretizzare e passare alla fase di negoziato e di adesione, al fine di rendere credibile lo sforzo diplomatico intrapreso dall’Unione.

Bruxelles corre tuttavia dei rischi: non solo lo scetticismo di fondo di alcuni Stati perdura, ma, essendo il Codice uno strumento diplomatico e volontario, è sulla base delle buone relazioni tra Paesi che il dialogo è possibile e che il Codice sullo spazio può trovare un seguito concreto.

In effetti, se anche lo scetticismo dei maggiori Paesi fosse risolto, se anche un testo accettabile dai più fosse trovato, le tensioni diplomatiche tra Stati rischiano di giocare a sfavore di un’intesa.

Lo spazio, come le relazioni commerciali, potrebbe essere una vittima di tali tensioni. Una volta il Codice sottoscritto, poi, si pone anche la questione di se e come sarà rispettato. L’esperienza del Codice dell’Aia ne è un esempio: anche se di natura totalmente diversa, l’HcoC dimostra come, nonostante le oltre 130 adesioni, se i Paesi chiave non lo sottoscrivono, o non lo applicano, l’iniziativa perde molto del suo valore.

Comunque vada, e anche se non dovesse raccogliere molte adesioni subito, il Codice avrà il merito di mettere sul tavolo dei negoziati una questione essenziale per lo sfruttamento dello spazio da parte delle generazioni future.

Come alcuni analisti hanno scritto, si tratterebbe almeno di un “first step” verso un regime che, nel futuro, potrà essere più robusto, più condiviso e forse un giorno addirittura vincolante. Non c’é più tempo da perdere: l’annuncio di OneWeb, come di altri attori privati, di volere dispiegare centinaia di microsatelliti in orbita bassa entro il 2020 lo conferma drammaticamente.

Lucia Marta è consulente di ricerca in questioni di politica spaziale europea e ricercatore associato della Fondation pour la Recherche Stratégique (FRS, Parigi).
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martedì 16 giugno 2015

IsAG: 17 giugno 2015 Conferenza

'Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) è lieto d'invitarvi alla conferenza
 La macro-regione del Mezzogiorno. Sicilia-Calabria, binomia inscindibile nel TEN-T 5 per una nuova centralità dell’Italia e dell’Europa nel Mediterraneo 
che si svolgerà mercoledì 17 giugno 2015, dalle ore 9, 
presso lo Spazio Europa (gestito dall’Ufficio d’informazione in Italia del Parlamento europeo e dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea) di Via IV Novembre 149, Roma.
 L'evento è organizzato in collaborazione con Innovatori Europei e col patrocinio di Assemblea Parlamentare del Mediterraneo, Ordine Nazionale degli Architetti,
 Università Kore di Enna, Università degli Studi di Messina, Università degli Studi di Palermo.


La locandina è disponibile cliccando qui. Per il programma: qui.


È gradita registrazione dei partecipanti tramite modulo in linea cliccando qui.

(informazioni: studentiecultori2009@libero..it)

sabato 30 maggio 2015

Appuntamenti alla Società Geografica

La Società Geografica Italiana Onlus,            
ha il piacere di inviarLe notizia degli eventi sotto elencati relativi al mese di giugno, 
giovedì 4 giugno 2015, alle ore 15.00, presso il Conference Centre Expo Milano 2015, si terrà il convegno dal titolo “Pane e vino. Il contributo della mobilità italiana all’alimentazione mondiale”, nell’ambito del quale verrà presentato il volume di Flavia Cristaldi e Delfina Licata “Nel solco degli emigranti: i vitigni italiani alla conquista del mondo”, edito da Bruno Mondadori;

giovedì 11 giugno 2015, alle ore 19, presso l’Auditorium dell’Istituto Italiano di Cultura di Lima, si terrà la conferenza “La Società Geografica Italiana e il Perù: viaggiatori ed esploratori italiani”. Nella stessa occasione si svolgerà la cerimonia per la nomina di Socio d’Onore della SGI a S.E. l’Ambasciatore Mauro Marsili;

lunedì 15 giugno, presso il Palazzo di Tupac Yupanqui di Cusco, avrà luogo l’inaugurazione della mostra “Tesori di Cusco. L’impronta di Antonio Raimondi”;

giovedì 18 giugno 2015, alle ore 17.30, nella nell’Aula “Giuseppe Dalla Vedova” di Palazzetto Mattei in Villa Celimontana (Roma – Via della Navicella,12), si terrà la cerimonia per la nomina di Socio d’Onore della Società Geografica Italiana a Giuseppe Campione, durante la quale l’insignito terrà una prolusione sul tema “La geografia come spazio dell’accadere: narrazioni siciliane”;

lunedì 29 giugno 2015, alle ore 18.00, presso il Padiglione Italia di Expo Milano 2015, si terrà la conferenza dal titolo “Il gelato artigianale: tra cibo di strada e piazze globali”.

          info: geografia2013@libero.it

martedì 12 maggio 2015

IsAG: le ultime Novità

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Buongiorno,

siamo lieti di segnalarvi le ultime novità:

Eventi:

Vent’anni dopo Dayton. Incontro in Sapienza con gli Ambasciatori di Serbia, Croazia e Montenegro
Descrizione: Convegno Vent’anni dopo Dayton. I Balcani Occidentali nell’Europa unita, organizzato da Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e Master in Geopolitica e Sicurezza Globale dell’Università Sapienza nell’ambito del ciclo “Incontri con la Diplomazia”. Data e luogo: Venerdì 15 maggio 2015, dalle ore 15 alle ore 18, presso la Sala delle Lauree della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università Sapienza di Roma, P.le Aldo Moro 5. Sinossi: Nel novembre ...

L'IsAG nei media:

«Misure UE insufficienti, ma è colpa dell’Italia se suoi interessi non prevalgono». Daniele Scalea a “Unomattina in famiglia”
Daniele Scalea, Direttore Generale dell’IsAG, è intervenuto alla puntata del 26 aprile 2015 di “Unomattina in famiglia”, programma di Rai1 condotto da Tiberio Timperi e Ingrid Muccitelli, per parlare dell’emergenza migranti nel Mediterraneo. La puntata può essere rivista integralmente cliccando qui. Di seguito il solo brano con Daniele Scalea. In merito al paventato aumento di fondi e mezzi della missione “Triton”, il Direttore Scalea ha commentato ch’essa con le dotazioni attuali svolge già sufficientemente bene i compiti limitati che si è data, e che il discrimine sarebbe rappresentato da un ampliamento della missione. La scarsa solidarietà trovata dall’Italia in seno all’Europa, ha dichiarato il Dott. 

Notizie dall'Istituto:

Accordo di cooperazione con l’Università Pedagogica di Cracovia
Il 26 marzo u.s. è stato sottoscritto dal Presidente dell’IsAG Tiberio Graziani e dal Rettore dell’Università Pedagogica di Cracovia Michal Sliwa un “Accordo di cooperazione scientifica e didattica”, focalizzato sul condurre ricerche in comune, scambiarsi ricercatori e insegnanti, coordinare visite di studio, cooperare entro programmi internazionali, scambiarsi informazioni e pubblicazioni scientifiche, co-organizzare seminari e congressi. Si tratta del primo accordo di IsAG con un’istituzione polacca, che va però a integrare e ampliare una vasta rete di convenzioni con università dell’Europa Orientale. ...


Dario Citati in visita in Uzbekistan per IsAG
Dal 19 marzo al 2 aprile 2015 Dario Citati, Direttore del Programma di ricerca «Eurasia» dell’IsAG, ha soggiornato in Uzbekistan per svolgere l’incarico di osservatore internazionale alle elezioni presidenziali. Si è trattato della seconda missione di questo tipo nello stesso Paese a pochi mesi di distanza, avendo egli già svolto lo stesso incarico per le elezioni parlamentari tenutesi il 21 dicembre 2014 sempre nella Repubblica dell’Uzbekistan. Domenica 29 marzo, data delle elezioni, Citati ha preso parte alle operazioni di monitoraggio del voto nella Regione di Chorezm (Xorazm Viloyati), visitando diversi seggi elettorali nelle città di Urgenč e di Chiva dopo aver effettuato sopralluoghi nei giorni 

IsAG Tv:

«Il conflitto russo-ucraino». Intervista a Eugenio Di Rienzo 
Intervista di Alessandro Lundini e Ugo Gaudino al Prof. Eugenio Di Rienzo, storico dell'Università Sapienza, autore del libro "Il conflitto russo-ucraino" (Rubbettino, 2015). ...

Rivista "Geopolitica":

Sicurezza: il concetto nel diritto internazionale e dell’Unione Europea
C’è un concetto, integrante alle relazioni politiche e giuridiche internazionali, che incontra sempre più diffusa elaborazione concettuale e pratica: quello di sicurezza. In questo numero di Geopolitica. Rivista dell’IsAG curato dal Prof. Paolo Bargiacchi, ordinario di Diritto Internazionale all’Università Kore di Enna, numerosi esperti italiani ed esteri discutono vari profili attinenti alla sicurezza, quali l’interazione tra sistemi in ambiente giuridico, la politica estera dell’Unione Europea, il nuovo approccio alla sicurezza post-11 settembre, l’uso dei droni, ...

Quaderni di Geopolitica

Le grandi opportunità del Kazakhstan. Una guida per gli operatori italiani
La Repubblica del Kazakhstan non è soltanto lo Stato più esteso dell’Asia centrale ma anche uno dei Paesi dell’ex URSS che meglio ha saputo ricostruire un’identità e una fisionomia propri nel corso di poco più di vent’anni di indipendenza. L’economia di questo Paese, popolato da una ricca pluralità di gruppi etnici e religiosi, va ben oltre lo sfruttamento delle ingenti risorse naturali disponibili e si articola intorno a una strategia tesa a incentivare lo sviluppo ...

Geopolitica Online

Tunisia: le Forze Armate
In vista dell’incontro IsAG “Tunisia: dalla dittatura alla democrazia“, proponiamo un nuovo articolo sul paese nordafricano, questa volta dal punto di vista militare.   La presentazione che il Military Balance 2014 fa delle Forze Armate tunisine per il 2013 è incentrata sul fatto che esse hanno la loro struttura portante nella leva; accanto a questo rileva che gli equipaggiamenti e i sistemi d’arma in dotazione non sono di ultimo modello e molti di essi, in ...


La nuova “Geopolitica” (semestrale)
Il testo seguente è editoriale al numero 1, volume IV (gennaio-giugno 2015) di “Geopolitica”.   Giunta al suo quarto anno di vita, la rivista Geopolitica diviene, da trimestrale ch’era in origine, semestrale. Non si tratta di un suo ridimensionamento né, tanto meno, della cronaca d’una sconfitta: al contrario. L’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) – il quale, nel frattempo, è stato riconosciuto come “ente internazionalistico” dal Ministero degli Affari Esteri e ...


«Il conflitto russo-ucraino»: presentato in Sapienza il nuovo libro di Eugenio Di Rienzo
Venerdì 17 aprile, presso la Sala delle Lauree della Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università Sapienza di Roma, è stato presentato il nuovo libro, edito da Rubettino, dello storico Eugenio Di Rienzo dal titolo Il conflitto russo-ucraino: geopolitica del nuovo (dis)ordine mondiale. L’evento, che ha riscosso un notevole successo di pubblico, è stato organizzato congiuntamente dall’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e dal Master in Geopolitica e Sicurezza Globale ...


La campagna di Tunisia, 1942-43
Di Tunisia si parlerà l’8 maggio, presso l’Università Sapienza, al convegno IsAG “Tunisia: dalla dittatura alla democrazia“. Nel frattempo, l’offensiva del Governo contro i takfiristi riporta alla memoria pagine di storia che ci riguardano da vicino.   L’Esercito Tunisino è fortemente impegnato nella regione di Kasserine contro i ribelli jihadisti. L’intensità degli scontri in questi giorni non diminuiscono di intensità. I principali combattimenti si hanno sul Monte Salloum nel governatorato tunisino di Kasserine, non lontano ...


Vaccino Ebola: le azioni della comunità internazionale
In Guinea, Liberia e Sierra Leone, l’attuale stima dei casi di morte e di contagio secondo l’OMS ha fatto segnare cifre molto elevate, rispettivamente oltre la decina e la ventina di migliaia. Numeri destinati a crescere, che hanno allarmato la comunità internazionale già dall’agosto del 2014. Attraverso numerosi forum, l’OMS, i Paesi africani e le organizzazioni no-profit di settore, stanno cercando un rimedio alla malattia tramite lo sviluppo di numerosi vaccini. In questo breve articolo ...


Nazarbaev rieletto presidente del Kazakhstan: significato e interpretazioni
Dal nostro corrispondente ad Astana Dario Citati, Direttore del Programma “Eurasia” dell’IsAG   Le quinte elezioni presidenziali nella storia del Kazakhstan indipendente, tenutesi domenica 26 aprile 2015, si sono concluse con l’ampiamente prevista vittoria del Presidente uscente Nursultan Nazarbaev, che guida lo Stato centroasiatico dal 1991, anno in cui il Paese ottenne la piena sovranità dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il verdetto delle urne è risultato un autentico plebiscito, con il 97,7% delle preferenze che ...